Tra haute couture e alta moda

La moda italiana e francese ha da sempre assunto un ruolo centrale nella dinamicità del mercato mondiale.
Con riferimento alla seconda metà dell’ottocento, la moda, specialmente quella europea, ha vissuto il suo sviluppo più significativo. In termini tecnologici, grazie a telai meccanici e alle innovative macchine per cucire, è Parigi ad inaugurare la produzione di prodotti di massa per poi arrivare nel 1860 all’alta moda anche conosciuta con il termine di “haute couture” ovvero quel settore dell’abbigliamento in cui vengono creati di abiti di lusso.

Storicamente parlando la vera rottura con il passato si ha nel 1920 anno in cui Coco Chanel propone una figura femminile esteticamente diversa, essenziale e mascolina introducendo nel novero dei capi di utilizzo quotidiano originalissime gonne sopra il ginocchio e giacche alla garconne.

Da questo momento in poi la storia della moda sembra attraversare una fase di evoluzione, destinata a raggiungere ben presto il proprio apogeo. Si pensi agli anni ‘30 in cui si afferma la polo della Lacoste oggi divenuto uno status symbol. Pochi anni dopo in Italia il governo fascista istituisce l’Ente nazionale della moda nel 1932 al fine di partecipare allo sviluppo continentale del settore tessile.
Affascina osservare come ad esser ricordati con immensa devozione ancora oggi siano principalmente stilisti francesi ed italiani, i quali oltre ad aver lasciato un segno irremovibile nel loro ambito operativo, hanno di fatto sfruttato e condiviso la loro creatività ed il proprio estro in molti altri settori culturali tra cui principalmente il cinema, il teatro, l’architettura e le arti figurative.

Come poter dimenticare le sfilate che da anni ormai, in vista della famigerata settimana della moda, ridanno vita ai più maestosi complessi monumentali ed ambientali, si pensi alle recenti passerelle allestite dalla maison Dior in Salento dinanzi al duomo di Lecce, da Fendi sull’acqua della sempiterna Fontana di Trevi, di Chanel al di sotto della Tour Eiffel, di Dolce & Gabbana nel cuore della Valle dei Templi in Sicilia.

Un ulteriore merito va sottolineato con riferimento all’artigianato che rappresenta ancor oggi il fiore all’occhiello soprattutto per Francia e Italia, il quale permette di contraddistinguere i prodotti di questi paesi rispetto a quelli prodotti su larga scala.
Se oggi l’economia italo-francese risulta tra le prime europee in termini di esportazioni, tale merito va riconosciuto specialmente alla moda, la quale grazie ai suoi poli attrattivi rappresentati da Parigi, Milano e Roma, chiama a sé milioni di acquirenti nonché di turisti e con questi elevati capitali.

“La moda è contemporaneamente essere e non essere, si trova sempre sullo spartiacque fra passato e futuro e ci dà, finché è fiorente, un senso del presente così forte da superare in questo senso ogni altro presente.”
George Simmel
Una risposta.
Raffinatezza comun divisore. Italia e Francia colossi avanguardisti impareggiabili.
Quanti semi italiani e francesi possiamo riconoscere nell’alta moda ed haute couture mondiale? Innumerevoli. C’è da sottolineare che sebbene i proventi delle case di moda italiane costituiscano una discreta percentuale del rispettivo PIL, LVHM, Kering ed Hermes (nello specifico) mostrano una più strutturata attitudine imprenditoriale. Complimenti per l’articolo, davvero coinvolgente.